Si è sempre fatto così”. Locuzioni idiomatiche e identificazione culturale.

Ci sono espressioni che racchiudono semanticamente mondi e valori, o l’assenza di questi, più di altre. Ad esempio, reiterare in taluni comportamenti (spesso discutibili e sconsigliabili) presupponendo che essi siano corretti, solo perché sempre agiti, dunque largamente accettati, ma che portano ad una pericolosa mistificazione della realtà. Dal punto di vista comunicativo la frase che più incarna questo modo di pensare e di agire è quella imprudente del “si è sempre fatto così”. Con questa sentenza, diffusa a vari livelli sociali, chiudiamo a qualsiasi alternativa, messa in discussione, ammissione di potenziale errore e soprattutto demandiamo qualsiasi responsabilità individuale, legittimando un modus operandi collettivo e creduto valido proprio sul consenso della collettività. E’ il pensiero di massa di cui siamo le pedine, capaci di muoversi e di sentirsi abili e persino liberi solo quando guidati. Come il gregge. Un paradosso che è la tomba del pensiero critico, dell’autocritica e della messa in discussione. Non è una questione di mancanza di coerenza! Folle sarebbe colui che non cambia mai in nome di una presunta coerenza (che a seconda delle dosi diventa testardaggine o assennatezza), ma è una questione di capacità di analisi resiliente a fronte di tempi, modi e situazioni sempre nuove e diverse. O semplicemente…di buon senso: sì, soprattutto, è una questione di buon senso, verso il senso comune. “A scuola si danno troppi compiti, ma i compiti servono sempre e comunque, in fondo si è sempre fatto così e non è mai morto nessuno”, “le pratiche burocratiche sono allucinanti, andrebbero snellite, ma impossibile cambiarle, si è sempre fatto così”, “ogni tanto, uno scappellotto a mio figlio non glielo leva nessuno, specialmente quando si comporta così e colà, alla fine anche i miei genitori lo hanno sempre fatto e sono cresciuta senza traumi (ne siamo sicuri? ndr) e poi, da che mondo e mondo, insomma, si è sempre fatto così”…e via dicendo. Dietro a questa frase, il baratro, l’ignoranza e la stasi di un intero paese e di intere generazioni e una serie infinita di danni verso se stessi e verso la comunità…ma del resto si è sempre fatto così, no?

Ho notato, vivendo e lavorando anche all’estero che questo è un fenomeno, mafari non esclusivamente, ma prettamente italiano.

L’Italia è un paese meraviglioso, un patrimonio concentrato di diversità e ricchezze artistiche e architettoniche (che non sempre sappiamo bene valorizzare e salvaguardare), una pummarola genuina di tradizioni regionali e dialetti bizzarri e mille risorse, eppure stentiamo a salvare le tradizioni e, d’altro canto, a superare il dogma del “si è sempre fatto così” che, per la sua diffusione, è diventato, invero, un ingrediente tipicamente nazionale. Esso vagabonda, solo apparentemente senza meta, con il passo greve e funereo del medico della peste, che dal suo becco lungo gracchia: “se ga sempre fatto così…se ga sempre fatto così” e nasconde sotto al mantello nero, la falce travestita da cambiamento, che cambia tutto per non cambiare niente. Fossa di ogni progredire. Ma meno male che l’Italia è almeno la Grande Bellezza! Anche se in questa fase di generale decadenza ricorre al palliativo del botulino invece di rigenerarsi nei valori e resta un paese fotoshoppato solo nella mente di alcuni. Non è un paese per vecchi e non è un paese per giovani. E’il paese dove i vecchi lavorano pretendendo che i giovani restino a guardare per, poi, accusarli, di non voler lavorare; dove a trent’anni anni sei già vecchio per lavorare e a sessanta e passa, ancora troppo giovane per non lavorare più. Ma c’è il Sole. L’Italia è il paese del Sole e della Cultura con la C maiuscola, un paese impregnato di Storia, Arte e Scienza, eppure siamo un popolo di ignoranti. Una fornace di talenti, che ha prodotto eccellenze nel mondo come il pane semicotto, diventate tali una volta superato il confine, per la lievitazione e la cottura finale. La storia ci insegna che, in loco, molti sono stati fatti tacere, altri processati e qualcuno è finito sul rogo. Ma forse era inverno. E  tempi bui, o solo sfiga. Oggi semplicemente non se li registra nessuno, a meno che non siano “figli di”, o “parte del giro” e allora è sufficiente una stentata (e ostentata) mediocrità, in stile pane confezionato, nel quale, malgrado la concentrazione di etanolo antimicrobico, il tasso di umidità è così alto da consentire comunque la proliferazione delle muffe…Infatti siamo il paese che ha fondato (ed in cui ) la “meritocrazia domestica all’italiana”, quel sistema di valori che valuta l’eccellenza a seconda della provenienza, dove per “provenienza” significa la famiglia di origine o la raccomandazione. Sembra roba vecchia eh? Un luogo comune, vero? Ma è tott’ora un dato di fatto. E’ che non ce ne accorgiamo; è parte di una cultura…Si è sempre fatto così.
Un attimo! Forse non tutto è perduto, l’Italia è anche Culla di Democrazia, o meglio, di potenziale democrazia, ma in quanto potenziale, resta un surrogato della stessa. E’ evidente che non sappiamo fare di meglio che “democrazia OMG” geneticamente modificata, democrazia italica, abusata e abusiva, come le Louis Vuitton sul lungomare. Quello di cui sono certa, è che l’Italia non è lo stereotipo compresso nell’espressione “pizza mafia e mandolino”! Locuzione assai popolare all’estero (ancora oggi!!) per comunicare un’idea, ahimè solo convenzionale. Infatti, il mandolino non lo suona quasi più nessuno, la mafia…la mafia non è mai esistita. E la pizza? Spero non l’abbaino davvero inventata i Cinesi! Ci sono! Indiscutibilmente l’Italia è il paese dell’originalità creativa! Nel senso che va a pescare i creativi altrove, perché i nostri, i veri creativi, ce li hanno già soffiati. Ma c’è sempre il sole. Poco importa che i nostri bambini alla primaria stiano sui libri più di dieci ore a settimana, quando fuori splende il sole, per primeggiare, da adulti, per incompetenza funzionale (dati OCSE). Ricordiamoci che gli altri intanto hanno già varcato la frontiera. Si dice che “prima impari a soffrire, meglio ti prepari al futuro”. Il futuro è dunque solo sofferenza. Bel messaggio che passa.  Perle di saggezza, declinate da quella stessa filosofia di vita del “si è sempre fatto così”. Come incentivo e motivazione, direi che non fa una piega. Di fatto, non ci importa delle generazioni future e non ci importa della generazione attuale, ma pretendiamo un affanno quotidiano insensatamente scollato dalla realtà, in nome di un futuro ipotizzabile e ipotizzato, forse nella certezza che un futuro per i giovani qui non c’è. Un paradosso evidentemente molto credibile e largamente creduto alla luce della filosofia di cui sopra. Sarà per questo che siamo anche un paese precocemente stressato? (dati OMS, Organizzazione Mondiale della Sanità). Ma quando cerco di spiegarlo oltre confine, non ci crede mai nessuno… “perché voi avete il sole!”, mi dicono. Appunto, il sole…pare davvero che tutto ruoti intorno al sole. Come se il sole bastasse ad illuminarci di buon senso.

Qual è il senso di tutto ciò? Nessuno.

Vorrei una rivoluzione culturale intelligente, che apra i confini delle menti italiche a cominciare dalle cattedre, dai banchi di scuola, dalle famiglie per arrivare agli scranni parlamentari, visto che viceversa è inverosimile. Utopia? No, credo sia possibile, partendo da noi stessi. E’ piuttosto una questione di comunicazione. Proviamo a modificare qui e ora l’espressione “si è sempre fatto così” con “anche se si è sempre fatto così, possiamo provare a fare diversamente”. Se il linguaggio è il frutto socio culturale di un popolo, perché non provare a partire dal linguaggio per risanare lo stesso popolo? Potrebbe funzionare.(© 2016 Stefania Contardi)