…quel tipico odore di carta invecchiata che nessun libro digitale riesce ancora a riprodurre, e che, a noi amanti del libro con le pagine vere da sfogliare, fa preferire di gran lunga il cartaceo all’e-book. Gli ingredienti principali che definiscono il profumo sprigionato dai libri stagionati, più che di quelli nuovi di stampa (che sanno appunto più di stampa), sono proprio la cellulosa e la lignina: i contenuti nella carta. Questo accade, in particolare, quando degradano nel tempo.

È una reazione chimica che produce l’ aroma tipico di mandorla floreale, le cui componenti sono vaniglia, benzaldeide ed etilesanolo. Ogni libro invecchia a modo suo. Esattamente come ognuno di noi: c’è quello che è stato letto e straletto, quello che ha fatto molta strada, quello felice e quello triste, quello maltrattato e tutto annotato (ai libri piace molto e non è reato), quello solo, triste e melancolico dell’ultimo scaffale. Ognuno con un suo profumo distintivo, una sua identità olfattiva, ma sempre dall’effetto anfetaminico, calmante e appagante.

« […] Mamma era sempre stata ossessionata morbosamente dai profumi e dagli odori. Ricordo che in libreria, e ci andavamo spesso, mi vergognavo quando annusava tutti i libri che prendeva in mano. Andava a colpo sicuro. Li scovava, sempre molto in alto. Nulla che le interessava si trovava a portata di mano. Alla portata di tutti. Mi stupiva il suo potenziale di estensione. Con determinazione si allungava in una trazione tale da riuscire, comunque, a raggiungere anche l’ultimo piano. Una volta afferrato il libro prescelto e tornata stabile sulle gambe, l’osservava, indugiando sulla copertina. Lo annusava a volume chiuso e, se questo meritava, lo apriva a caso e ne fiutava l’interno, alternando la fase di lettura alla fase olfattiva. Sembrava narcotizzata, non si accorgeva più di ciò che la circondava. Noi bambini avevamo il nostro momento di libertà incondizionata e riuscivamo a sgattaiolare via senza essere visti. Ci rincorrevamo rumorosi tra gli scaffali delle varie sezioni, o giocavamo a nascondino. Raramente interveniva, fino a che qualche addetto ci riportava alla base.
“Madame? Madame? Madame, sono suoi questi bambini?”. 
Mamma avvertiva la presenza di tutti noi, solo al terzo o quarto ‘madame’. 
In barba alle recensioni più o meno roboanti, diceva che se i libri “non sapevano di nulla”, non li avrebbe comprati. Ma non credo si riferisse solo all’odore cartaceo, o di stampa. Una volta ricordo che mi disse: “Sai c’è una molecola che non fa parte della comune composizione chimica dell’aria e che si respira solo in biblioteca e in alcune librerie”. Era il giorno che mi portò con sé alla Bibliothèque Mazarine nel VI arondissement; un tempio di carta di quasi quattrocento anni. Avrò avuto sì e no 10 anni.
“Servono delle speciali maschere anti gas per entrarci?”, chiesi.
“No, tesoro! Quelle servono per uscirci” […]

(tratto da Identità Olfattive, di Stefania Contardi, romanzo inedito)