Sonnambuli dentro alle nostre paure,

Teatranti in maschera con tracotanza,

Tra mille sospetti, dettando censure,

Emettiamo giudizi, sfilando a distanza.

Esiliati dalle nostre facoltà pensanti

subiamo, passivi, il decorso del tempo,

Seguendo il flusso dei figuranti,

fingiamo di vivere ma stiamo morendo.

Il nostro epitaffio è stato già scritto.

Non vanta alcun linguaggio solenne.

Da leggersi, solo, quando avremo capito

che anche la Morte è piuttosto insolente.

Nella solitudine dell’ultima stanza,

Cade la maschera e il logorato costume.

Recita la rima senza speranza

Dello smarrito collettivo lume:

“Giorno dopo giorno, anno dopo anno,

rifuggiva la vita e inseguiva l’inganno”.

(S.Contardi 22.9.2020)

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