Quando sei spalla del loro pianto
Grembo ai loro mali profondi
Cuore dolente alle anime spezzate
E dei loro dolori partigiano
Troppo a lungo
Troppo a lungo
Troppo a lungo
In vano
Di te non resta più niente
La metamorfosi si compie
Sei acredine dello scheletro
Vuoto involucro di carapace
Impotente
Impotente
Impotente
Incapace
Ramo secco d’inverno
Prima di essere carcassa
per i vermi del giardino
che ricordi fiorito nel solleone
Così lontano
Così lontano
Così lontano
In abnegazione
Gli schiamazzi dei bambini sul prato
Il profumo del gelsomino rampicante
La carezza della brezza nella valle
L’ultimo gesto apotropaico
E poi il nulla.
Alla fine tutto tace.
(Stefania Contardi. Fotografia di Noell S. Oszvald)