Là, dove la prospettiva si fonde
e si confonde, chi non si perde,
ritrova la propria collocazione
caduca e divina. Mina,
la vastità acquea, la certezza.
Ridimensiona la pupilla.
La collera cessa. S’annega
l’arroganza. Danza l’umana
piccolezza, svelando fibre
di coscienza, omessa per negligenza reiterata.
È il risveglio di inorganici sensi:
il pensiero, la poesia, il rapimento.
Null’altro che importi al mare.
Null’altro che necessiti il perituro
in ragion del quale, del tempo,
la linea, là vi si confonde.
( © 2017 Stefania Contardi)
foto mia : Punta Mesco