Alcuni pensieri, specialmente quelli sovrappeso, che consumano energia, sono come certi ospiti invadenti e ingordi d’attenzione e che, come il pesce, dopo tre giorni puzzano. E s’impongono sull’esile e timido pensiero stitico che non riesce ad esprimere sé stesso, di fronte a cotanta arroganza.
È lì che dobbiamo, più o meno cortesemente, invitarli ad andarsene. Altrimenti, uno su tutti, lo sfiancante pensiero fisso, sì, soprattutto lui, troverà modo di piazzarsi stabilmente nella suite padronale: arriverà persino a mettere i piedi sulla tavola e a scaccolarsi a colazione.
La ratio sta proprio nel nostro rapporto con i nostri pensieri. Se siamo noi i padroni del focolare, essi sanno di essere solo ospiti; talvolta graditi, talvolta meno, più spesso appena sopportati, ma pur sempre ospiti di passaggio. Nel bene e nel male.
Nella fitta jungla dei nostri pensieri, ci sono anche unioni ed alleanze felici, altre bizzarre, altre meno felici ma altrettanto bizzarre. Perché, essi, i pensieri, sono un po’ tutti imparentati, (non è raro che ne nasca qualcuno con anomalie cromosomiche) e si influenzano a vicenda come gli ospiti delle stanze di Bulgakov.
Talvolta, se il pensiero negativo e manipolatore convola a nozze addirittura con il suo albergatore è un disastro. Quando invece è il pensiero positivo ad accoppiarsi, vi costruisce una dimora stabile, con la veranda esposta a sud e la sedia a dondolo, che difenderà con determinazione, ma senza ansia e senza stress, ché lui è positivo!
È questo il caso in cui augurare buona vita e figlie femmine. Ma anche maschi. O anche solo un gatto. Che tanto va bene lo stesso, no?
Stefania Contardi
1.10.2024