Per la rubrica LE PAROLE SONO IMPORTANTI.

A me piacciono le parole, mi piace scovarle e raccoglierle come funghi preziosi. E come le muffe nobili creano un humus pregiato. Uno scrittore è una persona che si occupa e preoccupa del significato delle parole, di ciò che esse comunicano e di come lo fanno. Sa che le parole sono il percorso verso la verità e la libertà, e quindi le usa con cura, riflessione, timore e gioia.

Purtuttavia, vivo nella costante dicotomia : le parole sono creatrici realtà, ma per chi? “Abracadabra”, per esempio, dall’aramaico «io creo quello che dico» ci insegna fin da piccoli, che le parole creano la realtà. Che non c’è pensiero senza parole.

Poi c’è l’atra faccia della medaglia, quella pirandelliana “il guaio è che voi, caro mio, non saprete mai come si traduca in me quello che voi mi dite. Non avete parlato turco, no. Abbiamo usato, io e voi, la stessa lingua, le stesse parole. Ma che colpa abbiamo, io e voi, se le parole, per sé, sono vuote? Vuote, caro mio. E voi le riempite del senso vostro, nel dirmele; e io, nell’accoglierle, inevitabilmente, le riempio del senso mio. Abbiamo creduto d’intenderci; non ci siamo intesi affatto.” (da Uno, nessuno e centomila, 1926).

Una bella sfida.

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