[…]    I palazzi antichi. I vicoli serrati. Il folclore dei suoi abitanti colorati. I matrimoni misti di cibo etnico e locale. Le botteghe artigiane. La promiscuità acustica di musica, rumori e vociare più o meno indistinto che si amplifica. L’assenza di auto. Le chicche architettoniche barocche o rinascimentali che sgomitano ad ogni angolo, tra i panni stesi che sanno di buono. Il profumo della focaccia appena sfornata o quello del piscio umano e di cane. Il buon conoscitore gira per i vicoli evitando di fare angoli troppo stretti, perché è proprio agli angoli che i cani fanno pipì fino a circa un metro d’altezza. Gli umani no, la fanno anche a metà vicolo, senza criteri particolari, e si divertono a scrivere messaggi in codice sui muri. Ma vicolo è anche la cacca per terra da dribblare e le scoregge di quello del piano di sotto che senti rimbombare per mezzo quartiere, perché i vicoli sono così: fanno da cassa armonica.

Questo è il centro storico di Genova. Il più grande d’Europa. Il più ricco e variegato di storie di mare, di storie di popolo e di grandezza culturale. Palazzi d’epoca restaurati ad arte e palazzi fatiscenti, con i muri scrostati.

Qui è la nostra nuova casa. Un affascinante palazzo storico del Cinquecento. Molto vicino al mare e alla casa di città dei nonni. Ma non troppo. Semplicemente il giusto.

Il centro storico di Genova mi fa pensare ad un enorme videogioco con più livelli di difficoltà.

Ad esempio, proprio le cacche di cane da scansare.

Quelle solide definiscono il livello uno. Quello base.  Il livello base si diversifica solo cambiando vicolo, perché se prendi Vico Papa è già più ricco di produzioni, ma se poi giri in Vico Mele, ad esso ci devi aggiungere qualche spacciatore e le signorine appostate ogni tre metri, che disturbano la tua traiettoria e ti obbligano a cambiarla, se non vuoi rimbalzare su due tette enormi o su un culo sudamericano disumano per misura e sodo come un pallone da basket.

Il livello sale al livello numero due, con le cacche già schiacciate e spremute più volte, più difficili da identificare perché seguono il passaggio del viandante stonato e distratto e devi immaginarne l’andatura e l’itinerario, moltiplicato per i tanti distratti, per evitare di mancare la polpa primaria e beccare, invece, lo striscio seguente che si protrae per metri, in più direzioni.

Il livello numero tre è quando piove. Il gioco diventa più difficile, perché i confini dell’escremento si confondono, e non sai bene se essa è ancora lì, o fino a che punto si è già liquefatta e distribuita sul terreno. Più impreciso è il raggio di diffusione, più difficile è da schivare.

Quando poi diluvia è un gran minestrone. Credo sia un livello impossibile. Da veri iniziati.

Io non ci sono ancora arrivata. […]

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(tratto da romanzo inedito © copyright Stefania Contardi)